CANTINE SETTESOLI E MANDRAROSSA, STORIA DI UNA COMUNITÀ CHE SORPRENDE SEMPRE DI PIÙ

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Conoscere Cantine Settesoli significa avvicinarsi alla storia della Sicilia, alla sua bellezza naturale e alla forza del suo popolo. Il nome rimanda ad un celebre dono: quello che nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa don Calogero Sedàra offre in dote ad Angelica per sposare Tancredi, nipote prediletto del Principe di Salina. Ma Cantine Settesoli significa anche Natura che benedice la Sicilia della costa sud occidentale, le Terre Sicane, con ben sette mesi di sole, da marzo a ottobre, dando vita, unitamente a un terreno unico per la sua biodiversità, a splendidi vigneti che si estendono per quindici chilometri attorno al comune di Menfi. Scoprire la storia di quella che inizialmente, nel 1958, si chiamava Cantina Sociale di Menfi, significa conoscere la dignità, l’ingegno e l’impegno degli agricoltori del luogo. Ottantotto viticoltori che, stanchi di svendere le uve dei pochi ettari vitati in loro possesso, pensarono di unirsi e vinificare in una comune cantina. Misero insieme 265 ettari vitati, coltivati ancora ad alberello, e vissero con gioia la prima vendemmia nel 1965. Fu l’inizio di un progetto che oggi si realizza con la stessa passione e intraprendenza di allora, ma anche con nuovi mezzi (negli anni 70, con la meccanizzazione si è passati al metodo controspalliera e i filari hanno assunto l’ordine che oggi vediamo) forti competenze e innovative metodologie. Col tempo il progetto si è caratterizzato sempre di più in un serio lavoro di ricerca e si è espresso con numeri diversi: i viticoltori sono diventati 2000 e gli ettari vitati 6000.

A Menfi non troverete un mega vigneto uniforme, perché le singole aziende mediamente possiedono circa tre ettari di vigne, frammentati tra colline e mare, bensì un patchwork di vigneti dai colori diversi. La ricchezza di Cantine Settesoli, e del suo fiore all’occhiello la Linea Mandrarossa, risiede infatti nelle sue cinque tipologie di suolo: argilloso, calcareo, limoso, medio impasto,sabbioso. La matrice è calcarea, dai 400 metri di altezza a zero metri sopra il livello del mare, e dà vita al quadrato dei vigneti dal fiume Carboj al fiume Belice; dal bosco Magaggiaro, gran polmone idrico e termico che modifica il microclima della zona e garantisce l’escursione termica, di cui beneficiano alcuni vigneti Mandrarossa, al mare con le sue brezze marine. Il territorio è fortunato vista la biodiversità di suoli e di esposizione di cui dispone, ma all’uomo va riconosciuto il merito di aver saputo leggere, amare e valorizzare questo libro della natura iniziando, intorno agli anni 70,  grazie all’ Istituto Regionale della Vite e del Vino, uno studio (per quei tempi faraonico) atto a stabilire dove produrre il miglior vino. Puntare alla qualità: questo l’obiettivo di Cantine Settesoli e superare i preconcetti che vedevano la Sicilia dal clima arido incapace di produrre buoni vini (perché il caldo brucia i profumi e l’acidità bassa permette solo vini da taglio…erroneamente si diceva).  Fu il professore Attilio Scienza, guru della viticoltura italiana, a credere nelle potenzialità di Menfi e a portare avanti il progetto di realizzazione dei 5 campi sperimentali per meglio conoscere l’adattamento al diverso suolo di 40 varietà identiche, sia autoctone che internazionali. Ogni campo sperimentale aveva superficie di un ettaro, conteneva tutte le varietà e per 15 anni venne studiato dal punto di vista vegeto-produttivo e di microvinificazione, per scoprire come potesse ogni terroir esprimersi al meglio nella produzione di un vino unico e di qualità.

Nel 95/96 inizia il grande cambiamento, si estirpano i vecchi vigneti e si impiantano i nuovi: 4500/5000 piante per ettaro, tenuto conto degli studi effettuati e delle decisioni comuni prese. Nel 99 inizia la prima linea Mandrarossa, con la zonazione delle aree di eccellenza di Menfi, realizzata sempre insieme al prof.re Scienza. I vigneti Mandrarossa costituiscono oggi il 10 per cento dei vigneti Settesoli e sono oggetto di un nuovo progetto di sperimentazione che intende sorprendere ancora una volta. La sinergia tra la forza della natura e la passione degli uomini si percepisce nel territorio di Menfi, è la sua forza, si ha modo di ascoltarla, vederla e ritrovarla nei vini che ne sono autentica e ricca espressione. Si rimane senza parole quando, in un lembo di terra incontaminata, si scorge un’insenatura incastonata tra vigne e mare di una bellezza stupefacente, un luogo incantevole dove si narra la regina fosse solita fare il bagno nuda, e piacevolmente ci si stupisce di ritrovare la leggerezza e la piacevolezza di quel luogo nell’ultimo nato della famiglia Mandrarossa che di quella splendida spiaggia porta il nome: Calamossa. A questo punto credo proprio che “Il Mandrarossa Vineyard Tour 2018”, che si terrà dall’1 al 2 settembre, non può che promettere grandi cose!

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