Chi siamo
Feudi del Pisciotto, in passato uno dei più grandi feudi della Sicilia, è una nuova-antica azienda per la produzione di vini di qualità.
Della cantina fanno parte un nuovo edificio, cuore produttivo capace di vinificare fino a 10.000 ettolitri, l’antico Baglio risalente al 1700 e, perfettamente restaurato, il più grande Palmento della Sicilia, dal latino paumentum, riferito all’atto di pigiare l’uva, in vasche che poi lasciano scendere il mosto per caduta. Era così che vinificavano i greci e i romani e il metodo per caduta del mosto, ora nei tini d’acciaio, è ritornato a essere il migliore, non violentando le bucce con le pompe a pressione.
Intorno all’edificio del Feudo, che confina con la Riserva del Pisciotto ricca di sughere e di alcune centinaia di diverse essenze, sono stati reimpiantati 40 ettari di vigne (dei 150 totali) con le principali varietà autoctone (dal Nero d’Avola al Frappato) e con alcune varietà internazionali come il Merlot, il Cabernet, ma anche il Semeillon che insieme al Gewürztraminer è destinato a una produzione elitaria di vino passito, secondo un’idea geniale di Giacomo Tachis in armonia con il direttore generale dell’azienda, Alessandro Cellai, che riveste lo stesso ruolo nelle aziende toscane Castellare di Castellina e Rocca di Frassinello, nata come joint venture con Domain Baron de Rothschild-Lafite.
La prima vera vendemmia delle nuove vigne è quella del 2007, che nonostante la giovane età delle viti ha dato risultati straordinari per tutte le varietà. Una qualità che meritava di essere vestita con la massima eleganza, espressione del made in Italy. Paolo Panerai, che controlla l’azienda attraverso la società quotata in borsa Compagnia immobiliare azionaria e che è anche titolare di Castellare e Rocca di Frassinello, ha così pensato di sposare il vino con la massima espressione del made in Italy, cioè la moda.
E pertanto ha chiesto ai migliori stilisti italiani di sposare il progetto per questi nuovi grandi vini siciliani, parte del cui ricavato sarà destinato ogni anno al restauro di un’opera d’arte, un monomero, fra i tantissimi straordinari dell’Isola. Il matrimonio è avvenuto con il disegno da parte di Versace, Missoni, Blumarine, Alberta Ferretti, Gianfranco Ferré, Carolina Marengo (la più giovane ma già segnalata da Herald Tribune) le etichette dei vari vini. Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccoli (responsabili del team di Valentino) hanno realizzato un’etichetta che ha evocato immediatamente i profumi e la vivacità cromatica del Merlot; Donatella Versace, che ama il re dei rossi siciliani, ha scelto il simbolo della casa, la Medusa, per il Nero d’Avola; Anna Molinari, l’anima di Blumarine, con i suoi pastelli tenui e armonici, ha disegnato un’etichetta che si sposa magicamente con la dolcezza del Moscato; le varietà cromatiche, che sono da sempre il segno di Missoni, hanno offerto l’etichetta ideale per il Cabernet Sauvignon; le due etichette di Carolina Marengo, con il suo segno sensuale, sono apparse come magiche per il Frappato e per il Grillo; il rigore ricco di creatività di Alberta Ferretti si è sposato naturalmente con la grande struttura dello Chardonnay; le perfette architetture di Gianfranco Ferré si coniugano magnificamente con la complessità del Passito.