Il Perricone, vitigno autoctono siciliano conosciuto anche come Pignatello, Tuccarino, Guarnaccio, venne coltivato dagli antichi greci anche in Sicilia. Nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento, fu il vitigno a bacca nera più coltivato tra il XVIII e XIX secolo perché utilizzato, insieme ad altre uve locali, per l’elaborazione del Marsala Rubino.
Nonostante la vulnerabilità al terribile insetto che ne distrusse numerosi vigneti, il Perricone sopravvisse alla crisi della fillossera grazie al successo estero di cui ancora godeva il Marsala. Fu, invece, la decadenza di quest’ultimo, iniziata a partire dalla metà del Novecento, a decretare l’inizio di un lungo periodo di espianto dei vigneti di Perricone a favore di altri vitigni autoctoni di più ricca resa.
Come riportato nella Ampelografia Universale di Viala e Vermorel, il Perricone, nella prima metà del ’900 subisce una forte contrazione nella provincia di Trapani forse a causa delle difficoltà di comportamento riscontrate con alcuni portinnesti come segnalato dal Paulsen (1933) che afferma che la produzione di vini neri ha una importanza trascurabile nella provincia di Trapani e che il Pignatello sinonimo del Perricone della provincia di Palermo con il quale si ottiene il vino nero, dà sempre luogo a scarse produzioni.
Il Perricone fragile, certamente non facile da coltivare, dalla maturazione tardiva, che richiede grandi cure e attenzioni, anche in vinificazione, ma dalla forte identità.
In questa identità, nelle peculiarità del Perricone, hanno creduto alcuni produttori scongiurando con la loro azione di recupero l’estinzione di questo vitigno rappresentativo della Sicilia Occidentale.
Da circa un ventennio, in alcune aziende, grazie anche al progresso enologico che consente di meglio gestire le difficoltà di crescita del vitigno, è iniziato un progetto di recupero dei vecchi vigneti.
Il Murania (1911), usa per il vitigno il sinonimo Pignatello che sembra derivare dalle pignatidare, le terre rosse alluminose del Trapanese, così chiamate perché impiegate per la fabbricazione delle pignatte da cucina, particolarmente vocate per la coltivazione di questa cultivar (Pastena,1973).
Il vitigno, in fase di espansione colturale, è attualmente coltivato in circa 200 ettari concentrati soprattutto nelle province di Caltanissetta, Palermo, Agrigento e Trapani.
La vinificazione sia in assemblaggio che in purezza, sta conquistando l’attenzione del pubblico nazionale ed internazionale.
Dal vitigno Perricone si ottiene un vino di colore rosso rubino più o meno carico che al naso esprime caratteristici profumi fruttati, frutti rossi, marasca, prugne e ciliegie, e sentori speziati, ginepro e pepe nero. In bocca il vino, specie nelle annate migliori, è elegante con una solida base tannica ammorbidita da un buon tenore alcolico e da una lunga persistenza.
In assemblaggio viene spesso vinificato con il Nero d’Avola, che ne ammorbidisce la trama tannica, oppure con il Nerello Mascalese, che apporta acidità e finezza olfattiva. Un vitigno antico che esprime le sue peculiarità non solo con il classico rosso, ma anche con gli spumanti, le vinificazioni in rosato e il Marsala.
Perricone, il vino rosso siciliano che esprime le peculiarità di un antico vitigno autoctono della Sicilia Occidentale.