AL BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO: TERRITORIALITÀ E AUTENTICITÀ.

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Immergersi nella sicilianità agrigentina, percorrendo una parte significativa della strada del vino e dei sapori della Valle dei Templi significa anche conoscere l’importante progetto realizzato da “Lu Patri” Angelo e dai suoi figli Domenico e Carmelo Bonetta. Significa giungere a sud di Campobello di Licata, in contrada Favarotta detta “du Cristu”, e vedere tra colline di natura calcareo gessosa delle rigogliose vigne di Grillo, Chardonnay, Nero d’Avola, Syrah, Cabernet Sauvignon e Merlot circondare un baglio e rendere omaggio alla statua del Santissimo Crocifisso ivi collocata.

Il Baglio del Cristo di Campobello lo senti subito familiare e accogliente, ti colpisce l’ospitalità dei padroni di casa, l’armonia degli ambienti, l’attenzione per tutto ciò che si realizza, la passione per il lavoro tesa a perfezionare la filosofia che dal 2000 la cantina ha fatto propria e che risulta basata su attente cure in vigneto, basse produzioni ( solo 300 mila bottiglie l’anno), vendemmie nel miglior momento vegetazionale, raccolta delicata a mano e in cassette e un’accurata vinificazione garantita da attrezzature all’avanguardia e controlli computerizzati. Come racconta Carmelo Bonetta l’impegno intende garantire territorialità, autenticità e complessità aromatica.

Poi scopri che la cantina nasce da una dote siciliana ben espressa da Leonardo Sciascia: “«L’intera Sicilia è una dimensione fantastica. Come si fa a viverci senza Immaginazione?» e proprio il carattere forte e tenace unitamente alla capacità di immaginare spinse Carmelo Bonetta a non vendere più le proprie uve ad altre regioni di Italia e iniziare un progetto familiare in un periodo critico. Immaginare, investire, valorizzare i vitigni autoctoni e scegliere la Sicilia e il suo buon vino. 

Con l’impegno di tutti i componenti la prima annata di produzione nel 2007, rappresenta così l’inizio di un nuovo cammino della famiglia Bonetta il cui motto “Provvidenza e Creazione” trova oggi espressione anche nell’attenta scelta delle etichette: il tradizionale velo siciliano delle donne, nella linea C’D’C’, rimanda a cari ricordi familiari e all’intenzione di una conoscenza velata che diventa creazione, protezione, illuminazione. Così come il bianco perlato delle etichette di Adenzia. Lalùci, Lu Patri, Laudàri, Lusirà che ricorda il colore delle origini, il terreno gessoso, la creazione, la via del continuo perfezionamento. Bisogna sempre“Dare Adenzia”, ascoltare (grillo e insolia che parla di note di agrumi e fiori);  Intravedere Lalùci (bianco ottenuto da sole uve grillo); Amare Lu Patri, il degno di rispetto (nero d’Avola in purezza); Sempre Laudàri,  (Chardonnay dal nome siciliano che significa preghiera perché ricorda la collocazione originaria del Santissimo Crocifisso tra questi filari) e infine con Lusirà, in dialetto siciliano syrah, sapere che dal medio oriente quest’uva è giunta prima in Sicilia e qui ha pure trovato un ottimo ambiente in cui svilupparsi.

La passione creativa e lavorativa che anima il Baglio si avvale della preziosa consulenza di Riccardo Cottarella e del giovane enologo del luogo Giuseppe Lentini e sembra avere profonde radici così come testimoniato dall’albero millenario di ulivo che fa bella mostra di sé oltre i vigneti di nero d’avola. La Sicilia ha radici culturali profonde, l’Agrigentino le può e le deve mostrare, curandole e svelandole con perizia e maestria. Ha risorse e deve esprimerle con forza e rispetto. 

La visita al Baglio del Cristo di Campobello, azienda di rilievo nel panorama enologico siciliano, ti consente di comprendere tutto ciò e di trarre la seguente sintesi: è importante Svelare la Sicilia agrigentina, questo l’obiettivo; l’Immaginazione, questa la forza…Ad Maiora!

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