La tradizione dei vini macerati, oggi chiamati in modo più modaiolo “Orange Wine”, affonda le sue radici storiche e geografiche sicuramente in quella parte del mondo dove l’antica tradizione enoica si fonde col territorio georgiano. Una tradizione contadina e ancestrale tramanda di lasciare le bucce dell’uva a bacca bianca a contatto col mosto per lungo tempo e successivamente anche con il vino per creare uno scambio e una cessione di particelle e sostanze odorose e pigmentanti per cedere a questo vino quanta più sostanza possibile sia dal punto di vista visivo, olfattivo che gustativo. Questa macerazione dura da alcuni giorni fino addirittura a protrarsi a diversi mesi; la cessione di sostanze darà al vino caratteristiche totalmente diverse da un vino bianco classico. Passando dalla Georgia all’Italia, le regioni che per prime hanno puntato su questa antica tradizione, sono: Friuli, Emilia, Liguria e Veneto, utilizzando vitigni come la ribolla gialla. Pioniere indiscusso di questo affascinante stile di vinificazione è Josko Gravner che con i suoi vini è le sue anfore ha conquistato l’Italia e non solo, fino a brevettare una speciale coppa per la degustazione dei suoi vini macerati.
Un dato importante è che molto spesso questo tipo di vinificazione, va a braccetto con una viticoltura biologica fino ad arrivare alla biodinamica che segue i dettami e le regole della del teosofo e scienziato austriaco Rudolph Steiner che si esprimono nella coltivazione etica e sostenibile della vite senza l’ausilio di prodotti chimici o mezzi meccanici. Dal nord Italia ci spostiamo nella zona di Sambuca di Sicilia, dove l’azienda Di Giovanna produce questo interessantissimo e accattivante orange wine che si chiama “Camurria”.
Questo particolare Orange Wine è ottenuto da Uve Grillo, IGP, 12 gradi, ed è prodotto in sole 6.400 bottiglie a Contessa Entellina, precisamente in un vigneto chiamato Paradiso, a 450 s.l.m. da coltivazione biologica certificata. Le uve grillo raccolte a mano da metà settembre vengono diramate e macerate per ben 5 giorni; la fermentazione spontanea è seguita da fermentazione malolattica che ritroveremo nei toni rotondi al naso e in bocca.
Già dall’etichetta ci intriga. Il vino si chiama “Camurria”, con il significato di “danno / problema” in dialetto siciliano.

Ho avuto il piacere di degustare questo vino insieme ad amici sommelier ed appassionati. Alla vista questo colore orange ricorda il sole e il vento siciliano al tramonto, intenso ed evocativo. Tuffiamo subito il naso nel calice e sentiamo note vegetali fresche e avvolgenti, immediatamente emergono preponderanti la frutta a bacca bianca matura, le albicocche secche e delle note agrumate che già fanno salvare. In bocca è fresco, sapido, inteso e succulente; la nota sapida lascia il passo alla rotondità dovuta alla malolattica e i sentori al naso si riconfermano al palato. Il vino è invitante, spiazzante a tratti, ma di una gradevole beva, da abbinare ai piatti estivi freddi a base di pesce, come tartare di pesce bianco e quasi azzarderei un ceviche. Sicuramente da condividere in giardino con una dolce brezza notturna o in barca al tramonto, godendosi per una volta non la Golden Hour, ma la Orange Hour.
“Tendete la bottiglia verso la luce; vedrete che i vostri sogni sono sempre sul fondo”.
(ROB HUTCHISON)
Marco Marcialis